Gli “Intrecci” di Natalizia Pinto rendono l’idea di un percorso che sembra solo accennato, ma che alla fine della sua piccola proposta letteraria lo si ritrova tutto perché tutto corrisponde a un’immagine nitida di momenti di vita, la sua.
Rimettere insieme frammenti, piccoli racconti e poesie, sue e di Giuseppe Panella, assume qui tale valore appunto, quello del percorso di vita che non necessita di troppe parole per essere individuato e accennato.
Sul filo costante della nostalgia, forte come un richiamo, si nota l’incontro tra l’autrice, che a volte sembra incarnare la natura stessa e il pensiero alto ed altro. La forza delle parole semplici si intrecciano appunto con ricordi e sentimenti vari, come a rendere giustizia al percorso che non attende di essere ricordato. Certe nostalgie sono solo di coloro che non vogliono essere ricordati, certe immagini appartengono soltanto a coloro che si fanno carta impressionata dalla luce e come la luce muoiono nel tempo, consapevoli di tutto quello che sta avvenendo. Convinti della vita stessa e del proprio ruolo sulla terra.
Natalizia Pinto sembra farsi poesia per questo, per questo costruisce versi e difende le parole dall’usura del tempo, come se anch’esse dovessero subire lo stesso destino. La minutezza dell’opera e l’intreccio, appunto, che ne viene fuori induce a riflessioni profonde sull’effimero, induce rispetto per la verità che vi si legge e che determina, prima ancora che la bellezza della scrittura semplice ma evocativa, il carattere stesso dell’autrice, la sua passione che si confronta ancora oggi tra la necessità di carpire la forza necessaria per capire il tutto e il nostro lasciarsi andare a volte con gioia e a volte con sgomento a quella natura che ci accoglie tutti ma che ci fa anche sparire. Queste sono le sensazioni che ho ricavato dal libro di Natalizia Pinto, autrice raffinata, di cui inserisco una sua lirica dedicata all’amico e maestro scomparso Giuseppe Panella.
Per Beppe
Le tue verità
fermano le parole
chimere strappate
da libero arbitrio;
lotta per il legittimo sollievo
di un gesto pensato
rubato in un soffio esiguo
Non mi resta che leggerti
Di mio c’è solo una lacrima,
unica penna
che fedele,
limpida scrive il dolore.
Natalizia Pinto