Laura De Tomasi – Dalla terra nascono i fiori – Porto Seguro Editore


Ci sono libri che colpiscono per la loro immediatezza e per la coerenza della forma rispetto al contenuto. Sono quei libri riusciti, che si fanno leggere senza l’utilizzo dell‘artificio o pretesto narrativo. Che vanno subito al sodo e che non cercano di indorare certe realtà fatte di dolore e di violenza.

Questo è un libro vero, non solo perché racconta, almeno in parte, come dice l’autrice, eventi autobiografici, ma vero nella forma. Perché è proprio la forma che rende una storia vera, cioè che è stata scritta con l’intento (spesso non basta) e la caratteristica della verità interiore ed è per questo che il libro va consigliato. Un bel libro ha sempre a che fare con la verità che riesce a trasmettere, anche quando non ci troviamo d’accordo con i contenuti e non è questo il caso, ma anche in quelle occasioni la verità percepita nelle sue pagine diventa fonte di un principio che riesce comunque a legittimarsi. Sembra l’unico principio a cui appellarsi, la verità. Principio a cui sottostare e diritto da rivendicare.

Accanto alla verità, deve esserci la voglia di raccontarla, di farsene carico, di agevolarla nella testa dei lettori e non solo. La verità resta lo strumento più importante che avremo per disarcionare, in primo luogo anche la violenza che qui si manifesta in un modo terribile, ma se vogliamo anche classico per come si sviluppa nei soggetti raccontanti nel libro, perché è sempre la violenza che genera i violenti e perciò ulteriore violenza.  L’atto barbarico che non si esaurisce alla sua fine ma si protrae all’infinito e che produce ambienti e persone con certe caratteristiche quasi inevitabili.

Sì, una storia “classica” se vogliamo per tanti aspetti, che non ha bisogno di molti orpelli per essere descritta e sentita direttamente sulla propria pelle. Una forma che sceglie la prima persona per essere diretta, pur non essendo completamente una autobiografia. Ma com’è mia abitudine non parlo mai dei contenuti dei libri, perché, come dico sempre, i libri vanno letti e non raccontati, ma oltre alle vicende raccontate che già da sole tengono incollato il lettore alle pagine, c’è da dire che la forma di cui tracciavo prima alcune linee, ha forse la virtù di farci vedere, con una buona probabilità, cosa sarà la narrativa prossima ventura, per il semplice motivo che l’autrice non solo ha soltanto ventitre anni, ma perché ha scritto il suo primo libro senza pensare a come creare il rapporto con chi la leggerà. Senza patteggiamenti e in piena libertà formale, si arriva anche così alla verità. Forse senza volerlo ma potrebbe essere una indicazione a cui porre l’attenzione necessaria e non soltanto per l’ormai risaputo avvento della scrittura da social, che farebbe presupporre una semplice abitudine a leggere in un modo soltanto che rende poi acritici, ma per la forza dell’efficacia che andrà a imporsi rispetto a modi anche più raffinati ma di minore impatto. Impatto che non sempre è necessario, ma che lo è sicuramente nel libro di Laura De Tomasi.

Leggetelo e soprattutto propagandatelo anche come libro – denuncia, come forma di riscatto personale dal dolore a cui ambire, come percorso che vede nell’esistenza sempre qualcosa che ci può migliorare in una parola come forma di speranza. Il futuro sarà fatto di verità e immediatezza, forse sarà la nostra ultima possibilità di restare umani e insegnare a esserlo.

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