Il viaggio di Irene – per una storia della pace – David Fiesoli – Avagliano Editore


Onore ai piccoli libri come questo. Onore all’essenziale e all’intenso, alla densità e alla forma, al coraggio di operazioni come questa che viaggiano davvero contro vento ma che lasciano una traccia in chi legge, un filo di pensiero che si fa riflessione personale insieme alla sensazione di sentirsi più ricchi.

Il piccolo libro di Fiesoli è ciò che mancava, almeno a livello di rivendicazione, la storia della pace. Infatti racconta e decifra un percorso che inizia dai miti greci fino al tempo presente senza mancanze di nessun genere. Forse un esempio simile, per essenzialità didascalica e densità, ma comunque un’opera di tre volumi se ben ricordo, potrebbe essere la “Storia del pensiero umano” di un autore che viene rammentato spesso nel libro di Fiesoli, padre Ernesto Balducci.  Oltre l’aggiunta delle belle parole a lui dedicate sempre dall’autore, ricordandone la cerimonia funebre nel duomo di Firenze a cui io stesso ero presente.

Vorrei ricordare a tale proposito che una settimana esatta prima della sua morte, avvenuta per un fatale incidente di macchina, era con noi a Prato a inaugurare la nostra associazione che aveva il nome Nuvole (per una città nonviolenta) che voleva trattare di architettura con un occhio che solo la nonviolenza, appunto, poteva avere per cogliere la complessità dell’atto del costruire per gli esseri umani.

Questo per dire che la cultura della pace, per molti di noi ha una sua valenza e forse anche una sua maggiore capacità di penetrazione in assenza di guerra. Perché, come dice lo stesso libro di Fiesoli, riportando le parole di molti pensatori di pace, quando una guerra è scoppiata resta molto complicato far capire le ragioni della pace e non arriva la pace alla fine della guerra perché gli odi e i dolori saranno presenti per generazioni. Ecco che la cultura della pace, soprattutto per quanto riguarda il messaggio di Balducci diventa essenziale nei periodi di pace, dando il senso del nostro agire quotidiano non tanto al mantenimento ma alla costruzione della pace.

La cultura della pace come modello permanente e sempre attivo di costruzione di rapporti e soprattutto di visuali diverse da quelle consuete che sono espressione e prodotti della violenza e del linguaggio della violenza declinato in ogni settore, compresa l’economia e l’impresa, in vario modo.

Ecco perché la pace non va vissuta soltanto come elemento di contrapposizione alla guerra, che purtroppo non è stata ancora espulsa dalla storia come si dice spesso, perché in fin dei conti è il momento in cui si sente soltanto l’insufficienza del richiamo. Mentre è prima che la guerra divampi sui campi di battaglia e nelle menti di coloro che devono farla, e delle vittime e dei parenti delle vittime, che la “cultura della pace “deve e può prevalere.

Ecco il ruolo di coloro che hanno capito il concetto, ecco il richiamo forte a una azione umana permanente in tal senso, ecco come si può contribuire alla pace costruendola ogni giorno combattendo il senso di impotenza generato dalla guerra e dalla violenza che siamo costretti a subire anche nei linguaggi che normalizzano la guerra, sempre e soltanto la guerra.

Un’ultima considerazione, che mi sembra obbligata anche per la presenza dell’autorevolissima prefazione al libro del cardinale Zuppi, riguarda la chiesa di Papa Francesco, che in questo momento sembra essere l’unico elemento attivo per la pace, insieme a tanti laici e pensatori di varie discipline ma che restano entità individuali. Perciò da laico vorrei rendere omaggio, anzi onore, come ho iniziato a dire in questo breve ragionamento sul libro di Fiesoli, anche a questa chiesa che forse dai tempi di Giovanni XXIII non era così pregnante su certi temi. Fatevi un regalo e comprate il libro e conoscete Irene e la sua storia. Questo libro ce lo meritiamo come del resto la pace stessa. Complimenti all’autore.

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